V DOMENICA DI PASQUA
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 13, 31-35)
Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
Un brano evangelico, questo che la Chiesa ci offre in questa domenica, che potrebbe sembrare una delle pagine più scontate: “Amatevi gli uni gli altri”. Tutti parliamo di amore; è certamente la parola più usata, più scritta, più cantata e anche più sofferta. Quanti drammi di vita non si sono consumati per amore. Ma è il vero amore? Si può conciliare l’amore con l’odio? Eppure capita di passare dall’amore all’odio, ma probabilmente non era vero amore. Noi sentiamo il bisogno, la nostalgia dell’amore, ma spesso non riusciamo a viverlo in pienezza e ciò perché l’amore vero non nasce dal basso, ma dall’Alto! Quando “conosciamo” l’Altro conosciamo meglio e bene noi stessi e scopriamo di avere un cuore che nel petto brucia per tutti. Da qui l’esortazione del Signore: “Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi” (Gv 15,9). Questo comandamento del Signore di amare il prossimo come noi stessi è superato da lui quando dice: “Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34). San Giovanni vede la notte del Giovedì santo con l’uscita di Giuda, come il momento più alto della identità sponsale. Lo Sposo è stato tradito, ma la sofferenza non ferma l’amore, anzi lo eleva e Gesù offre il comandamento nuovo: l’amore scambievole, tanto che i suoi erano chiamati proprio così: quelli che si amano. Un amore però non circoscritto all’interno del gruppo, ma aperto a tutti: giusti o ingiusti, ricchi o poveri, prossimi o lontani, perfino ai nemici. La novità del cristianesimo non è l’amore, ma l’amore come quello di Cristo. Gli uomini e le donne amano, il cristiano ama come Gesù. Che progetto, che responsabilità, che rischio! L’amore folle di Dio che si è manifestato in Cristo Signore nostro! È in Lui che troviamo la dimensione della gratuità, che anche il nostro amore deve avere. La gratuità dell’amore di Cristo è un segno che impegna anche noi, suoi discepoli: questo è il nostro modo di essere nella storia! È l’abito che indossiamo permanentemente o meglio ancora è la nostra pelle con la quale ci presentiamo e ci relazioniamo non solo come lui, ma con lui e in lui? La storia cerca testimoni credibili di Cristo; possiamo deluderla? Il Signore ci aiuti!
Don Pierino